Cos'è
Dal 2010 i "Classici Contro" provano a mettere insieme i pensieri degli antichi e dei moderni intorno alle difficoltà dei nostri giorni, provando a creare una coscienza culturale intorno ai fondamenti che ci possono aiutare a diventare cittadini, a restare uomini. Sempre intorno a una parola antica.
Quest'anno la parola è DEMOS o, meglio, in greco, ΔΗΜΟΣ: tutto ciò che ha a che fare con il “popolo”. Un'idea impegnativa, che tocca tutti: una parola con l'etimologia parlante, tra il mito, la poesia, il teatro, l'arte, la scienza politica e la retorica pubblica. Il popolo è ovunque, è demokratía, ma anche dem-agogía, per diventare realtà statuale, giuridica e filosofica romana sotto forma di populus.
Da Clistene a Cicerone, dalle commedie di Aristofane alle orazioni di Demostene alla satira di Luciano, dalle riprese in età moderna fino ai recentissimi dibattiti attorno al "populismo", il demos ha sempre rappresentato un oggetto di riflessione e di contesa, quanto mai attuale in un orizzonte come quello odierno, nel quale gli ideali democratici non sono più scontati, e l’orizzonte dei popoli sembra diventato il conflitto.
Si tratta, dunque, di fare qualcosa di concreto, perché questo è nella responsabilità di ciascuno di noi nell’acquisire una cittadinanza, e non solo all’interno dei nostri limitati confini, ma come direbbe Diogene di Sinope, per farci davvero kosmou politai, cittadini del mondo.
L'idea di che cos'è allora DEMOS, e in particolare il popolo che resiste, aleggerà a Vicenza il 28 e 29 marzo 2025, tra le Gallerie d'Italia e il Teatro Olimpico, aprendo squarci su ciò che siamo noi oggi nel nostro stesso, difficile mondo. È il progetto Classici Contro, ideato da Alberto Camerotto e Filippomaria Pontani per l'Università Ca' Foscari Venezia, per far parlare i classici antichi, Omero, Euripide, Virgilio, Seneca, davanti al nostro tempo. Arriverà in tutta Italia, proprio negli stessi giorni dell'Olimpico è anche in azione in Sicilia a Palermo e a Ragusa.
A Vicenza, nella prima giornata del 28 marzo si comincia alle 10.00 alle Gallerie d'Italia con il laboratorio mattutino per i giovani dei licei e delle università: si prova a capire, tra Omero, Eschilo e Demostene, come il popolo trova il coraggio di resistere di fronte alla violenza della guerra. È bene pensarci prima, per avere a disposizione le categorie logiche più chiare. Nel pomeriggio, alle ore 17.00, sempre alle Gallerie d'Italia si discute con Filippomaria Pontani, Stefano Strazzabosco, Sana Darghmouni del senso della poesia per la vita e la coscienza civile del popolo, tra la Grecia, l'America Latina e la Palestina.
La sera, al Teatro Olimpico, alle 20.30, va in scena Il teatro del popolo. Apre l'azione il corto teatrale delle «Supplici. In ginocchio per non avere un padrone», con gli studenti del Liceo Pigafetta e la regia di Andrea Dellai. Poi, sul significato del teatro nella vita della democrazia ateniese intervengono la grecista Martina Treu (IULM Milano), l'attrice Elena Cotugno (Teatro dei Borgia), e la giornalista Maddalena Oliva (Il Fatto Quotidiano). Si chiude con l'azione teatrale «Come t'insacco Demos», tratta dai Cavalieri di Aristofane, con gli studenti del Liceo Tron Zanella Martini di Schio.
Nella seconda giornata, il 29 marzo, al mattino alle ore 10.00, si tiene il secondo laboratorio per spiegare come il teatro di Atene, tra Eschilo, Euripide e Aristofane, mette in scena e mostra quello che fa il popolo, per capire come si rappresenta e si costruisce insieme la democrazia tra le virtù e gli errori di tutti i giorni. Alle 17.00 alle Gallerie d'Italia si parla di potere, di conflitti e di ideologie del popolo con Matteo Barbato (Università Statale di Milano) ed Emilio Zucchetti (Royal Holloway, Univ. of London). Accanto alle discussioni gli studenti del Liceo G.B. Brocchi di Bassano mettono in scena i «Piccoli Maestri» di Luigi Meneghello, con la regia di Antonella Carullo e Rachele Bombieri.
Nella serata conclusiva all'Olimpico, alle 20.30, è il tempo della resistenza. Si inizia con il «Canto di Terra e di Mare», azione teatrale del Liceo Pigafetta, per la regia di Anna Zago (e Nicola Curcio). Seguono gli interventi dello storico Mirko Canevaro (University of Edinburgh), del filosofo Giorgio Cesarale (Ca' Foscari Venezia), e chiude Luciano Zampese (Université de Genève) con Popolo e partigiani del popolo in Luigi Meneghello. Sigillo finale sono le donne delle «Ecclesiazuse» di Aristofane, azione teatrale degli studenti del Liceo Trissino di Valdagno, a cura di Marta Guglielmi e Andrea De March.
Riprendendo i fili della libertà di parola, saranno due giornate aperte a tutti, due giornate nel nome del Demos, per indagare sui fondamenti e le difficoltà della democrazia come bene comune. Ragioniamo insieme a cominciare dai paradigmi mitici del pensiero e dalle esperienze più antiche, per capire che cosa significa demos, popolo, negli ultimi tremila anni: conflitto, oppressione, discordia, libertà, uguaglianza, fraternità, tra dike e aidos, ma anche dialogo, partecipazione, cooperazione, pluralità, rispetto, tolleranza. Demos significa anche resistenza, nell'ottantesimo anniversario della Liberazione.
A chi è rivolto
chiunque